Iniziando con un caloroso ringraziamento per aver speso parte del vostro prezioso tempo e delle vostre residue energie giornaliere per visitare questo blog, vi propongo subito un primo spunto di riflessione sul mind-body problem.
Terry Bisson, nel suo romanzo di fantascienza intitolato "Sono fatti di carne" (1991), riporta un breve dialogo (è questa la caratteristica dei suoi "romanzi brevi") tra un soldato alieno e il suo comandante. Senza anticiparvi troppo, lascio a voi la lettura di queste poche righe.
“Loro sono fatti di carne.”
“Carne?”…
“Non ci sono dubbi a riguardo. Ne abbiamo raccolti alcuni da diverse parti del pianeta, portati a
bordo delle nostre basi spaziali e analizzati a fondo. Loro sono completamente di carne.”
“È impossibile. Cosa mi dici dei segnali radio? Dei messaggi alle stelle?”
“Loro usano onde radio per comunicare, ma i segnali non provengono da loro. I segnali provengono
dalle macchine.”
“Allora chi ha costruito le macchine? È lui che vogliamo contattare.”
“Loro le hanno costruite. È questo che sto cercando di dirle. La carne ha costruito le macchine.”
“È ridicolo. Come può la carne costruire una macchina? Tu mi stai chiedendo di credere in una
carne senziente.”
“Non glielo sto chiedendo, glielo sto dicendo. Queste creature sono l’unica specie senziente in zona
e sono fatte di carne.”
“Probabilmente sono come gli Orfolei. Sai, un’intelligenza a base di carbonio che attraversa uno
stadio di carne.”
“No. Loro nascono carne e muoiono carne. Li abbiamo studiati per gran parte della loro vita, che
non è poi così lunga. Ha una qualche idea di quanto duri la vita della carne?”
“Risparmiamelo. Ok, probabilmente loro sono solo dei pezzi di carne. Sai, come i Weddilei. Una
testa di carne con dentro un cervello di plasma elettronico.”
“No, ci abbiamo pensato, dal momento che hanno teste di carne come i Weddilei. Ma gliel’ho detto,
li abbiamo esaminati. Loro sono di carne in tutti gli aspetti.”
“Niente cervello?”
“Oh, certo che c’è un cervello. Solo che è fatto di carne!”
“Quindi…da cosa è generato il pensiero?”
“Non le è chiaro, vero? È il cervello che pensa. La carne.”
“Carne pensante? Mi stai chiedendo di credere nella carne pensante!”
“Sì, carne pensante! Carne cosciente! Carne che ama. Carne che sogna. La carne è tutto!! Si sta
facendo un’idea?”
Spesso si tende a non prestare attenzione a ciò che è estremamente noto, eppure basta cambiare per un istante la propria prospettiva che tutto ciò che fino ad un attimo prima era familiare diventa estraneo. La tradizione filosofica (analitica) che si occupa della mente e del suo rapporto con il mondo fa spesso ricorso a questo genere di espedienti (più spesso, veri e propri esperimenti mentali) per fini esplicativi.
Nei prossimi appuntamenti seguiremo il dibattito sul tema facendo ricorso tanto alla tradizione analitica quanto a quella continentale, così da rilevare pregi e difetti di entrambe e contribuire alla costruzione del dialogo.
Stay tuned!
